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Progetto
Ovidio - database
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autore
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brano
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Cicerone
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Della divinazione, II, 121
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originale
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121 Iam ex insanorum aut ebriorum visis innumerabilia coniectura trahi possunt, quae futura videantur. Quis est enim, qui totum diem iaculans non aliquando conliniet? Totas noctes somniamus, neque ulla est fere, qua non dormiamus; et miramur aliquando id quod somniarimus evadere? Quid est tam incertum quam talorum iactus? Tamen nemo est quin saepe iactans Venerium iaciat aliquando, non numquam etiam iterum ac tertium. Num igitur, ut inepti, Veneris id impulsu fieri malumus quam casu dicere? Quodsi ceteris temporibus falsis visis credendum non est, non video, quid praecipui somnus habeat, in quo valeant falsa pro veris.
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traduzione
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121 E ancora, dalle visioni dei pazzi o degli ubriachi si potrebbero, con l'arte congetturale, dedurre innumerevoli cose che dovrebbero accadere in futuro. Chi, in effetti, tirando l'arco per una giornata intera, non finir? col far centro una buona volta? Noi sogniamo per notti intere, e non c'? quasi nessuna notte nella quale non dormiamo; e ci meravigliamo che una volta o l'altra ci? che abbiamo sognato si avveri? Che c'? di tanto incerto quanto un colpo di dadi? Eppure non c'? nessuno che, lanciandoli pi? volte, ottenga una volta il "colpo di Venere", talora anche due, anche tre volte. Diremo allora, come gli sciocchi, che ci? avviene per un intervento di Venere, non per caso? E se nelle altre ore del giorno non bisogna credere alle visioni false, non vedo quale condizione privilegiata abbia il sonno, tale che in esso le cose valgano per vere.
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